Gianni Giolo
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MAURO CORONA

UN INCONTRO CON I VICENTINI

Incontro con Mauro Corona. Giovedì  11 marzo 2010, nel Palazzetto dello sport di Cavazzale, una folla strabocchevole, per ascoltare un mito, un guru del nostro tempo Mauro Corona. C’è il sindaco Zoppelletto, c’è l’assessore alla Cultura Maria Luigia Michelazzo. Un incontro organizzato da Paola Brazzale della Demetra di Asiago. Tutti a fargli festa e lui si dà a braccia aperte al pubblico che lo ama e che lo segue da tanti anni. Si concede con il suo linguaggio grezzo, burbero e popolare, con un tono simpatico che fanno ridere e  tali da richiedere il battimani di tutti. Gli fanno tante domande e lui risponde sbeffeggiandone gli autori, come dire: non avete capito niente di me. Ma poi guarda il pubblico straripante e commenta: quanta bella gente, gente che sa ancora fare l’orto.

                                        L’INCONTRO DI CAVAZZALE

Gente di una volta che non ha dimenticato il suo passato. “Io – dice Corona – sono un uomo del passato, un uomo della memoria. Il mio linguaggio è una lingua arcaica fra il dialetto e l’italiano con una patina di arcaismo che nobilita e fortifica la mia pagina limpida e serena come le mie montagne”. E poi continua: “Non sono qui per parlare del mio libro. Compratelo, ma non leggetelo. Sono qui per parlare della vita. Come viviamo? Oggi non si vuole più coltivare la terra. La terra è madre. La terra è tutto. Abbiamo perso le nostre radici. Io ho ambientato i miei libri nella mia terra. Io vivo  a Erto, un paese di montagna, ma i primi a tradire la montagna sono  i montanari, che  ambiscono al consumismo e hanno abbandonato a se stesso il paese antico per costruirsi comode case e villette di lusso. Oggi il montanaro scimmiotta la città e vuole il cellulare e la macchina nuova. E chi non ce l’ha si sente male, e guarda ammirato le sfilate di moda e aspira alla maglietta firmata, altrimenti non si sente nessuno. Ci facciamo prendere in giro. Ho conosciuto un amico che ha impiegato tutta la vita a fare i schei. Poi a 60 anni si è ammalato di un male incurabile e voleva recuperare il tempo perduto. Ma ormai il tempo e la vita  non c’erano più, ed è morto dopo qualche anno. Perché si scrive un libro? Io ho dovuto fare il pagliaccio, far credere che vivo sugli alberi, che sono un essere selvatico,  per vendere libri. Poi ho creato un personaggio e ho cominciato a vendere. Perché vado in televisione? Io che sono un montanaro? Perché solo andando alla televisione si vendono i libri. Ma ora ho il mio pubblico e alla televisione non ci vado più, ma - poi  aggiunge - se mi chiama Fabio Fazio o la Licia Colò, allora bisogna andarci. Se la prende con il Grande Fratello e con i 15 milioni di italiani che lo stanno a guardare.  Agli italiani piacciono il torbido, la pruderie, il gossip. E poi invita tutti a leggere Broskji, Marai, Parise, Cechov,  Hugo von Hofmannsthal, Steiner, Borges, Pessoa, l’alcolizzato che è morto a 45 anni per cirrosi epatica, il più grande poeta di tutti i tempi che prima di morire ha detto:”quando sulla mia tomba sarà fiorita l’erba allora sarò dimenticato da tutti, ma io rinascerò con l’erba dei campi”.

                                      UN PERSONAGGIO DI PIETRA

Gran bel personaggio Mauro Corona: lo si può definire – parafrasando il titolo di uno dei suoi libri – come fatto di legno e di pietra… Nobile, delicato, raffinato come il legno, a volte, ma anche duro, grezzo, crudo come la pietra in altre, nei suoi scritti e anche nelle sue sculture o nelle salite alpinistiche, Corona ha in gran pregio di aver trasmesso alle sue opere né più né meno ciò che egli è ed è sempre stato, e ugualmente di aver messo per iscritto quello che è stato ed è il “suo” mondo, senza l’apporto di elementi esterni e, nonostante la sua notevole cultura letteraria, così creando una sorta di proprio universo sospeso nel tempo e nello spazio governato da proprie esclusive “leggi” civili, morali e umane.

                                         LA TRAGEDIA DEL VAJONT

 Un mondo scosso da quell’enorme, violentissima sberla che fu la  tragedia del Vajont, la quale in maniera profonda ne ha segnato lo scorrere della vita, un “anno zero” prima del quale tutto era diverso rispetto a quanto è venuto dopo, e che per certi versi ha costretto quel mondo ad attorcersi intorno a sé stesso, nel bene e nel male, confondendo passato e presente e rendendo il futuro un qualcosa di indefinito… Corona ha saputo perfettamente cogliere il senso più profondo di questa frastagliata dimensione umana, divenendo di essa non solo cantore ma simbolo emblematico, e scrivendo storie al contempo naif e colte nelle quali l’umanità di quel mondo è ritratta in tutto il proprio spettro vitale, da quello più basso e oscuro – le difficoltà nei rapporti umani, lo spaesamento e il disagio esistenziale che la civiltà “cittadina” ha causato alle zone di montagna, il bracconaggio, l’alcolismo indomito e cronico, la depressione post-Vajont – a quello più luminoso e intenso – la vitalità dell’alpinismo, la bellezza della natura, l’amicizia e la solidarietà, l’illuminata saggezza popolare e la difesa delle piccole/grandi tradizioni della propria gente. Egli ha scritto molti libri e molti racconti che sono uno  strumento utile per entrare in quel mondo e comprenderne le sue “regole”, dunque per conoscere chi ha saputo così bene “dipingerlo” su carta, sulle pagine dei propri libri, con la finezza del legno scolpito e con la forza della pietra più dura.
Bel personaggio Mauro Corona, unicità preziosa nel panorama editoriale italiano e autore che tutti dovrebbero leggere almeno una volta – e, ancora meglio se fosse possibile, anche conoscere di persona, in uno dei suoi (non così frequenti) incontri pubblici, perchè se egli scrive e scolpisce per fissare cose, momenti e personaggi del “suo” mondo, quello stesso mondo lo ha tratteggiato e scolpito in modo assolutamente originale e vivo, come forse solo la montagna – anche qui mi ripeto – può fare con l’uomo…

                                             STORIA DI NEVE

I suoi libri sono tutti bestseller. Incominciamo con Storia di Neve. Neve Corona Menin, l'unica bambina nata nel gelido inverno del 1919, è una creatura speciale. Tutti lo capiscono quando, con il semplice tocco della sua mano, alcuni compaesani in punto di morte guariscono miracolosamente. In effetti Neve altro non è che la parte buona della strega Melissa - guardiana di un raccapricciante inferno di ghiaccio -, tornata sulla Terra per riparare i torti commessi in vita. Il padre di Neve però non tarda a vedere in questo dono misterioso un'occasione per arricchirsi e organizza insieme ad altri cinici compari una serie di finti miracoli, che attirano schiere di malati pronti a pagare pur di ottenere la grazia dalla piccola santa e innescano una spirale inarrestabile di ricatti, violenza e delitti... La dolcezza della vita nei boschi, la vendetta della Natura offesa.

                                               IL CANTO DELLE MANERE

 Il canto delle manere. La manéra è la scure dei boscaioli di Erto. Nessuno come Santo della Val ne conosce il filo della lama, l’equilibrio del manico, nessuno come lui sa ascoltare il canto che si alza dalle manére quando i boscaioli entrano a far legna nei boschi. Santo è il migliore tra di loro, il bosco è la sua vita, ma la violenza del sangue lo costringe alla fuga dal paese per cercare fortuna tra le ricche foreste dell’Austria. Nuovi amici e nuovi amori, pentimenti e bramosie dell’animo, finché Santo, dopo l’eccezionale incontro con il grande scrittore Hugo von Hofmannsthal, sentirà imperioso il richiamo della propria terra. Un romanzo forte, un’epica quotidiana ritmata, come un poema dei boschi, dal battere delle lucenti mandre.

                                                 L’OMBRA DEL BASTONE

L’ombra del bastone. Un grosso Quaderno Nero, datato 1920 e firmato Severino Corona detto Zino, giunge tra le mani di Mauro Corona. Contiene la confessione di un uomo che il destino o la vendetta della strega Melissa ha spinto sulla via della perdizione. Nella solitudine, tra le pietre e la neve dei monti che sovrastano il Vajont, la voglia di sesso è il demone scatenante che fa nascere storie di violenza e di morte. È la voglia sfrenata che prende Zino e lo spinge a desiderare la moglie di Raggio, il suo più caro amico, fino alla follia e al delitto...

                                                 STORIE DEL BOSCO ANTICO

Storie del bosco antico. Dopo le 50.000 copie dell’edizione originale, questo libro illustrato a colori propone una selezione delle fiabe lette dallo stesso Corona. Storie che raccontano di quando il mondo era giovane e gli animali erano diversi da quelli che conosciamo oggi. Si scopre così perché l’aquila non ha più il becco diritto, perché la puzzola sia stata punita per la superbia e la talpa per la crudeltà o perché il ghiro dorme tanto... Fiabe per bambini e adulti, miti e leggende di un mondo semplice e affascinante create con fantasia e amore per la natura. Storie del bosco antico.

                                         CANI E CAMOSCI, CUCULI

Cani, camosci, cuculi ( e un corvo) È delizioso ascoltare a primavera il canto del cuculo che annuncia il ritorno alla vita. Ma se il cuculo facesse sentire d’inverno il suo richiamo? Allora gli uomini dei monti si sbircerebbero di sottecchi nelle cucine fumose, dove i cani sonnecchiano inquieti, in attesa del peggio. Perché gli animali dei boschi conoscono più dell’uomo il mistero della vita e della morte. L’aria che circola nelle pagine di questo nuovo libro di Corona si fa fine, a volte dolce, a volte tagliente, ombre passano tra gli alberi, storie tramandate da generazioni tornano ad affascinare, tra verità e leggenda.

                                             I FANTASMI DI PIETRA

I fantasmi di pietra. Un paese abbandonato, silenzioso, fermato in un'istantanea scattata il giorno 9 ottobre 1963, quando il fianco del monte precipitò nell'invaso del Vajont. Eppure quelle case, quelle cucine, quelle stalle sono ancora abitate. E' una popolazione di fantasmi quella che Mauro Corona suscita ripercorrendo, casa per casa, le strade che un tempo risuonavano di voci, del rumore degli strumenti di lavoro, della vita di ogni giorno. Una tazza, una falce, una gerla, una bottiglia lasciata a metà di quel vino che dava forza e smemoratezza, ogni oggetto richiama in vita, nella memoria di Mauro Corona, un personaggio, un fatto buffo o tragico, una storia d'amore, come un vento di tempesta o un soffio di primavera.

                                                                                        Gianni Giolo

 

 

 

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