Gianni Giolo
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GIANNA MARCATO

L’AUTOBIOGRAFIA LINGUISTICA. 

Nel Teatro di Villa Belvedere di Mirano è stato presentato il libro di Gianna Marcato “La forza del dialetto – Autobiografie linguistiche del Veneto d’oggi”, edito da Cierre. All’incontro pubblico hanno partecipato,  oltre all’autrice, Adriano Favaro, Mirka Grifoni, Espedita Grandesso, Roberto Lamantea, Gianna Marcato, docente di Dialettologia italiana all’Università di Padova che da anni svolge attività di ricerca in area veneta, raccogliendo documentazione della tradizione orale. In numerose pubblicazioni ha trattato argomenti di dialettologia e sociolinguistica con particolare attenzione al rapporto fra donna e linguaggio. Nell’incontro di Mirano l’autrice ha presentato i risultati della ricerca che ha dato origine al libro che parte dai racconti di persone che sono state invitate a ripercorrere, sulla scia dei ricordi la loro storia di parlanti dialettali. Ne è nato un nuovo genere letterario che si chiama “autobiografia linguistica” che ripercorre l’itinerario già fatto nel 1963 in ”Libera nos a malo” da Luigi Meneghello, che nel suo libro più famoso ricrea la sua infanzia dialettofona a Malo. “Nel paese le cose andavano così: – scrive Meneghello – c’era il mondo della lingua, delle convenzioni, degli Arditi, delle Creole, del Perbenito Mosulini, dei Vibralani; e c’era il mondo del dialetto, quello della realtà pratica, dei bisogni fisiologici, delle cose grossolane. Nel primo sventolavano le bandiere, e la Ramona brillava come il sole d’or: era una specie di pageant, creduta e non creduta. L’altro mondo era certo, e bastava contrapporli questi due mondi, perché scoppiasse il riso”.  Nel libro della Marcato tante persone note  e meno note scrivono la  storia della loro vita e in particolare della loro infanzia in rapporto al il dialetto.  L’operazione è nata all’università di Padova in seguito a un corso di dialettologia italiana tenuto nell’anno 2005-2006.  “Le belle storie di lingua raccontate dai giovani – scrive l’autrice – meritavano un confronto con quelle di persone che avevano vissuto in altri anni esperienze per un verso parallele (l’esperienza della parola e della sua forza sul piano intellettuale ed emotivo è in qualche modo universale nell’essere umano), per altri molto diverse (tali da rivelare con evidenza i macroscopici mutamenti della storia sociale delle nostre terre)”. Si tratta di autobiografie di protagonisti diversi per età, per esperienza di vita, per area geografica di provenienza, delineando con nitidezza l’immagine linguistica di un Veneto compositamente affascinante sia in diacronia che in sincronia. L’arco di anni rievocato nei racconti è molto ampio, e le diverse storie di vita brillano di originalità propria, mettendo a fuoco spaccati di storia cronologicamente annotati. Ma in ognuna di essere, pur nella diversità delle prospettive da cui si guarda alla lingua, si riconosce un pezzetto della storia di tutti. Gli autori di queste storie sono i veri protagonisti della ricerca, la fonte da cui emergono i dati che consentono di leggere in modo corretto le dinamiche linguistiche secondo cui, nello spaccato di tempo preso in considerazione, entrano in rapporto nel veneto le diverse varietà dialettali, i dialetti e la lingua unitaria, la lingua nazionale e le altre lingue. Gli autori sono per lo più giovani studenti universitari che hanno seguito il corso, provenienti da tutte le province del Veneto,  ma anche persone note come i giornalisti Angelo Squizzato, Roberto Lamantea, Per Giorgio Tiozzo, Adriano Favaro, Enzo Bacchiega, il politico Guido Trento, la professoressa universitaria vicentina-bassanese  Mariselda Tessarolo, la scrittrice Espedita Grandesso, lo studiosa di tradizioni popolari Nicolè Antonella Antoniol, l’attore veneziano Lino Toffolo, il grande poeta Andrea Zanzotto.
Dopo la rivoluzione linguistica della secondo dopoguerra che ha imposto ai genitori dialettofoni di impedire ai loro figli di parlare dialetto perché  esso significava nell’inconscio collettivo una prosecuzione della civiltà contadina che era vista come un mondo di miseria,  di fame, di pellagra e di marginalità, si assiste oggi al revival del dialetto. Questo perché negli anni Settanta il fatto che i figli di  operai o di contadini si rifiutavano di parlare dialetto perché si sentivano socialmente inferiori comportò un ritorno di un dialetto amatoriale e ornamentale fra le classi colte. Gli intellettuali fra di loro amano parlare dialetto e così pure i nobili soprattutto quelli veneziani che hanno considerato il loro idioma una vera e propria lingua anche dal punto di vista letterario.
Fra gli studenti universitari vicentini spiccano i nomi di Aurora De Cassan, Anna Cecilia Leopardi, che vive a Monteviale,  la bassanese Valentina Moro, il marosticense Alessandro Turcato, la scledense Ilaria Vajngerl e Paolino Iè Empossa che vive a Arizignano. Quest’ultimo, dopo i   primi studi nella sua terra d’origine,  ha conseguito il diploma di disegnatore tecnico e ora gestisce una piccola impresa. E’ nato in Guinea Bissau, un paese dell’Africa occidentale confinante a nord col Senegal e a sud con la Guinea. “La mia prima lingua – scrive Paolino – che ho parlato, la mia lingua materna, si chiama pepel. La mia seconda lingua è il creolo, che risulta dalla fusione del portoghese, lingua di colonizzazione, con le lingue locali, una lingua che si parla in città. Mi ricordo quando mia mamma andava in città, e io con lei. Mio padre era un grande coltivatore di patate dolci che mia madre andava a vendere in città.  Adesso abito ad Arzignano. E’ una città bella, bellissima e mi sento integrato in questa comunità. Sono stato anche consigliere comunale, che non è una cosa usuale…dicono anzi che sia stata la prima esperienza, e l’unica, fatta finora in Italia. Per me non è stata difficile questa integrazione. Forse è stata un po’ di fortuna, forse è stato un po’ il carattere, c’è stata forse una somma di fattori che mi hanno integrato con questa comunità, dove sono approdato per cercare di migliorare la vita”.
 
                                                                                    Gianni Giolo
G. MARCATO, La forza del dialetto. Autobiografie linguistiche  del Veneto d’oggi, Cierre Edizioni

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