Gianni Giolo
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AGOSTINO MARCHETTO

IL CONCILIO VATICANO II FRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE.

E’ stato presentato in Campidoglio a Roma , nella sala Pietro da Cortona del Palazzo dei Conservatori, alla presenza del cardinale vicario Camillo Ruini, del senatore Francesco Cossiga,  del prof. Andrea Riccardi e di mons. Walter Bradmüller il libro dell’arcivescovo vicentino mons. Agostino Marchetto che porta il titolo “Concilio Vaticano II - Contrappunto per la sua storia”.  Mons. Marchetto – come scrive Mario Pavan nel settimanale diocesano “La Voce dei Berici” – eletto arcivescovo titolare di Astigi (Ecua di Andalusia) nel 1985, già nunzio apostolico per circa trent’anni in molti Stati del mondo e attualmente impegnato quale segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti,  ha già pubblicato il volume, edito dalla Libreria Editrice Vaticana, “Chiesa e Papato nella storia e nel diritto”. Il libro affronta un argomento molto scottante e che ha diviso e divide da quarant’anni i cattolici fra conservatori e tradizionalisti   nell’interpretazione del Concilio Vaticano II.  La visione complessiva del Concilio Vaticano II di mons. Marchetto si contrappone a “La storia del Concilio Vaticano II” diretta dal prof. Giuseppe Alberigo, una ricostruzione poderosa in cinque volumi,  che stanno per essere tradotti in francese, inglese, spagnolo, tedesco, portoghese, scritti non solo da Alberigo,  dirigente del Centro di documentazione-Istituto per le scienze religiose di Bologna, ma anche da una trentina di illustri studiosi di tutto il mondo. Secondo mons. Marchetto l’interpretazione di Alberigo è “scentrata”, perché “continua ad aleggiare in essa un elemento che definimmo ideologico, fin dal principio e che traspare anche da varie animosità ingiustificate e non scientifiche contro personaggi della minoranza conciliare, elemento che arriva in fondo a considerare come vero Concilio Vaticano II quello di Papa Giovanni, ritenuto innovatore e progressista, piuttosto  che l’altro Concilio di Paolo VI”. “Invece – continua l’arcivescovo – il magno Sinodo fu, è, uno e indivisibile: il Vaticano II. Nella stessa linea  di soggettiva e infondata interpretazione appare l’idea che detto Concilio emerge sì come evento, ma in una visione storica di novità, di rottura con il passato, e non di continuità e di rispetto della Tradizione, pur nel giusto suo aggiornamento”. Le critiche di mons. Marchetto sono condivise dal cardinale vicario mons. Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana, dall’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, da Walter Bradmüller , presidente del Pontificio Comitato di scienze storiche, da Andrea Riccardi, storico e fondatore  della comunità di Sant’Egidio. “I quali relatori – ha scritto il quotidiano della CEI “Avvenire” - sono stati “tutti concordi nel riconoscere che manca una storia dell’ultimo Concilio.  Il cardinale Ruini – prosegue il quotidiano – ha definito “certo importante” la “Storia del Concilio Vaticano II” di Alberigo, ma essa “è paragonabile a quella scritta da Paolo Sarpi sul Concilio di Trento, e pubblicata a Londra nel 1619: cioè una ricostruzione brillante e di parte”. Il Concilio Vaticano II ha bisogno di una storia in positivo – ha insistito Ruini – che ha respinto nettamente la presentazione del Concilio, voluto da Giovanni XXIII,  come di una “cesura”, “novità assoluta che avrebbe rotto con la storia precedente della Chiesa”. Una concezione che fu del tutto estranea a chi il Concilio  volle e convocò – emblematico è in proposito quanto disse papa Giovanni aprendo le assisi conciliari l’11 ottobre 1962 – come estranea è stata ai suoi successori, da Paolo VI (per esempio nell’importante del 18 novembre 1965) a Giovanni Paolo II. Dei molti testi dedicati al Vaticano II dal pontefice appena scomparso il cardinale vicario ha ricordato l’inizio dell’enciclica “Dives in misericordia” (1980) e la lettera apostolica (1994) “Tertio millennio adveniente”, mentre dell’allora cardinal Ratzinger ha citato i  ricordi conciliari compresi nello scritto “La mia vita” (appena ripubblicato dalla casa editrice San Paolo), che arriva al 1977, quando il professore, che partecipò al concilio come giovane teologo, fu nominato arcivescovo di Monaco e Frisinga e creato cardinale da Paolo VI.  La novità del Vaticano II – secondo Ruini -  sta nel ritorno alle fonti bibliche e patristiche e nell’attenzione a un versante antropologico illuminato dalla cristologia, tema sviluppato nella “Gaudium et spes” e caro al teologo Ruini. Chiuso poco prima dell’esplosione della contestazione e della lunga crisi dell’ultimo trentennio del Novecento, il Concilio non ha ovviamente avuto le preoccupazioni di difendere la Chiesa dalle bufere successive e ha potuto invece serenamente riflettere sull’aggiornamento con il quale ha completato il Vaticano I (1869-1870). Preparando così una sintesi futura. Inconsistenti -  e nei fatti estinte – sono dunque – secondo il cardinale vicario – le interpretazioni del Vaticano II come rottura e quelle che vogliono rintracciarvi contrapposizioni tra un evento che supererebbe le decisioni, se non addirittura tra spirito e lettera del Concilio. Confermando così le critiche che da tempo stanno contrastando ricostruzioni  - come quella della scuola bolognese di Alberigo – che si richiama a Giuseppe Dossetti – senza dubbio importanti e utili ma troppo ideologiche. Di parte quindi – secondo Ruini -  la ricostruzione dei cattolici sostenitori delle tesi di Alberigo, ma di parte anche la ricostruzione dell’Avvenire che non dà spazio, contestualmente,  a una replica dello stesso Alberigo e del suo gruppo. Il quotidiano della CEI ha perso una bella occasione per un ampio e libero dibattito su una materia tanto importante e che implica una  visione complessa e non uniterale dell’avvenimento più importante della chiesa nell’ultimo secolo. Avvenire non ha ricordato i molti apprezzamenti che, per la sua ampiezza e ponderazione, quasi ovunque la “Storia” di Alberigo ha raccolto. Perciò lo storico Alberto Melloni, che ha curato per l’Italia i cinque volumi editi da Il Mulino ha scritto al quotidiano che ha pubblicato questo semplice trafiletto: ”Riceviamo e pubblichiamo: “Nel dar conto di un recente volume di monsignor Agostino Marchetto un articolo di Avvenire attribuiva al relatore e accreditava presso il lettore una imprecisione sulla natura dei 5 volumi della “Storia del Concilio Vaticano II, diretta da G.Alberigo, (di cui ho avuto il privilegio di curare l’edizione italiana e di cui sono ormai al termine anche la francese, inglese, tedesca, spagnola, portoghese e russa, ciascuna con un suo editor). L’imprecisione consiste nel fatto che l’opera sulla quale si fa polemica non è opera di una scuola, ma è frutto del lavoro di 27 autori che hanno elaborato  discusso le rispettive parti della storia in 13 anni di lavoro. Per completezza d’informazione val la pena di ricordare che del Comitato dell’opera hanno fatto parte anche numerosi altri studiosi”.

 

Gianni Giolo

 

A. MARCHETTO, Il Concilio Vaticano II. Contrappunto per la sua storia, Libreria Editrice Vaticana, euro 35,00

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