L’incomprensibilità di Auschwitz
La Shoah è stato prima di tutto un evento storico incomprensibile. Né la filosofia né la fede riescono a trovarvi un senso. Auschwitz si oppone a qualsiasi concezione non solo provvidenziale ma razionale del mondo. Auschwitz non nega solo la poesia, come diceva Brecht, ma la teologia, la fede, Dio stesso. Frutto della bestialità umana non ha precedenti nella storia e nella millenaria vicenda di Israele. Mai, prima della persecuzione nazista, gli ebrei erano stati condannati allo sterminio per il solo fatto di essere ebrei, di essere stati fedeli alla loro identità giudaica e al loro popolo. Di fronte alla Shoah entrano in crisi i tradizionali concetti non solo di Dio, ma di bene e di male. Il saggio parte dalle tesi di Jonas, secondo il quale dopo Auschwitz non si può più ritenere che Dio sia contemporaneamente buono e onnipotente. Se Dio è infinitamente onnipotente e ha permesso Auschwitz significa che non è buono; se, invece, è infinito buono e ha permesso Auschwitz, allora significa che non è onnipotente.
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