Gianni Giolo
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Il vaso di Pandora

Da dove nasce il male nel mondo? Il mondo della Bibbia e  il mondo greco dicono da una donna, Eva per  la prima, Pandora per il secondo. Ambedue sono la causa  di tutti i mali dell’umanità. Esse hanno disubbidito a un ordine divino. Per la Bibbia, nel primo libro della Genesi, Eva induce Adamo a mangiare il frutto dell’albero del Bene e del Male, Pandora apre il vaso che Zeus le aveva ordinato di tener sempre chiuso e da esso si sprigionano tutti i mali e  tutte le disgrazie che invadono l’umanità. Per la Bibbia l’uomo è modellato sull’immagine divina, per Esiodo la donna è plasmata dagli dei e con la sua bellezza seduce l’uomo e lo porta alla rovina. Virgilio, il più grande poeta del mondo latino, non si pone questi problemi sull’origine del male nel mondo. Egli constata che  il mondo e le cose sono  “lacrime” e la storia umana un susseguirsi di atroci violenze e di morte. Alla base delle tre concezioni negative del mondo sta un mito, il mito dell’età dell’oro. Per la Bibbia il paradiso terrestre o l’Eden, in cui Dio scendeva dal cielo per parlare quotidianamente con Adamo ed Eva, per Esiodo l’età in cui gli uomini vivevano “come dei”,  senza far fatica, e tutto era messo a loro disposizione da una natura fertile benigna per poi  alla fine  morire come presi dal sonno. Per la prima questo mondo di felicità svanisce con la disobbedienza e  il peccato dei due primi uomini, per Esiodo la vita facile e oziosa non è adatta all’uomo perché lo rende effeminato e superbo. Anche Virgilio condanna la via oziosa dei primi uomini e dice che Zeus è un buon “padre” che vuole che gli uomini lavorino la terra con fatica, “aguzzando con affanni i cuori dei mortali”, e  non sopporta che essi “intorpidiscano in un greve letargo”. Tanti temi che convergono nei tre grandi testi fondativi della mentalità e della visione del mondo occidentale: la Genesi, la Teogonia e l’Eneide. Tutti e tre dicono che l’uomo deve lavorare e faticare in una vita di dolori e di sofferenze. E dopo? I tre testi non parlano mai di un “al di là” e tutto si esaurisce nel breve cerchio della vita, come sosteneva Orazio, che invitava gli uomini a non “sperare cose immortali”. Gli eroi della prima sono Adamo ed Eva, condannati a guadagnarsi il pane con il sudore della fronte, per la seconda Pandora, che, per la sua curiosità tutta femminile, invade il mondo di mali, per la terza Enea, il fondatore dell’impero romano, che con Augusto e la pax romana farà rivivere nella terra l’età dell’oro. Ma si tratta di un sogno. Alla fine, come canta Virgilio nelle Georgiche: “ogni giorno migliore sfugge per primo ai miseri mortali: subentrano le malattie e la triste vecchiaia e la fatica e la rapinosa inclemenza della morte crudele”.

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Gianni Giolo